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Ventunesimo post

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Lunedì 05.01.2015 23:16
E’ passato tantissimo tempo da quando ho scritto l’ultima volta, molte cose sono cambiate, altre no.
Ci sono idioti ovunque, persone senza cervello che giocano ad accusare il prossimo per scacciare, anzi spalmare le loro frustrazioni sul popolo, che li esclude giustamente, Idioiti ignoranti e grottescamente superbi, un giorno sarò anche io come loro, se non lo sono già. Ignoranti ed idioti, circondati da questa melma, immersi nella melma, facenti parte della melma. Io sono parte della melma che disprezzo, è incredibilmente terribile. Scrivo per scrivere? Già, sì, è così: sono pazzo. Ormai sarò pazzo a breve, in base agli orari prestabiliti entro pochi mesi, qualche giorno, due tre ore e una manciata di minuti sarò ufficialmente pazzo, con tanto di marca da bollo e timbro dell’ufficio pazzi. Pazzo, pazzo pazzo! Ma andatevene affanculo. L’amicizia non esiste, è una stupida illusione. Gli amici sono persone che vivono vicino a te in base a legami animaleschi e primitivi di interesse, l’interesse del benessere e quindi il non voler rimanere soli li spingono a stare con ve, a cercarti, quando poi non hanno più bisogno di te, ti gettano via, come un preservativo usato. Legge che vale per tutti, nessuno escluso: il miglior “amico” è lo sfigato, quello che avrò sempre bisogno di te e eche qu indi non ti lascerà mai. Infami, ignoranti, siete lontani da me, dalla mia ignoranza perversa, dalla mia sbagliata pazzia, dal mio distorto modo di vedere le cose. Finirò per odiarvi tutti. La felicità è un illusione nella maggior parte dei casi, un bene transitorio, ed io sono confuso, confuso più che mai nel mare della mia infinita sicurezza e razionalità. Io non sogno, voglio ma non ci riesco: è tutto terribilmente chiaro, io sono un diverso, sono una persona da escludere e cacciare ma badate, non voglio far del vittimismo: sono così e desidero esserlo, voglio, io mi definisco fieramente l’isolamento fatta a persona. Vivo nel dubbio degli altri, che più che dubbio è “Ma sei davvero così come sono certo che tu sia? Ti prego dimmi che non è così, dimostrami che sbaglio”, ma alla fine è come mi appare all’inizio, tragicamente surreale. Voglio fuggire via, via di nuovo, per poter gioire di nuovo dell’illusione di nuove persone e nuovi mondi, di quei pochi mesi prima di capire che sono tutti uguali, incompatibili con me. “E’ odio, un fatto di appartenenza”: sì, a me stesso ed entro i confini del mio unico Io. Odio l’ipocrisia unta con cui vi tingete la faccia e tentate di tingere la mia. Odio tutto questo, anche se sono certo che qualcuno c’è là fuori che è come me, ed è per questo che voglio lottare, per trovarlo. Saranno pochi, ma ci sono, ci siamo. Probabilmente è tutta un’illusione, anche l’amore che ora cerco agognandolo da mesi, sentendone la mancanza da quasi diciannove anni, è solo un insieme di reazioni emotivo-istintive dettate dall’istinto biologico di riproduzione, oltre il quale si affaccia il nuovo nulla, nulla cosmico e vuoto. Questa è un po’ la mia coscienza, che mi fa ridere e soffrire, guardare tutto il mondo dall’alto e ridere rendendomi conto di quanto siamo ridicoli, di quanto ora lui, ora lei lo sono e di quanto lo sono stato e lo sarò pure io. Ho tutti i mezzi del mondo per gridare questo mio dolore intestino ma c’è poco da fare, è un grido nel nulla, nel mare dove se avrò culo troverò to’, uno o due naufraghi come me che riconoscendolo mi aiuteranno a salvarmi dalla disperazione. E non è detto nemmeno questo. Ah, ah, aaah! Che fatica la vita.
E che angoscia il vedere che ogni gesto, ogni atto, ogni minimo respiro è fatto in funzione del nostro singolare benessere. Corteggiamo perchè vogliamo godere dell’amore e del sesso, ci impegnamo perchè vogliamo godere dei nostri risultati, ci lanciamo in progetti di risonanza sociale e mediatica solo per godere della nostra temporanea, effimera e quantomai relativa fama. Io spesso mi chiedo perchè non togliersi la vita. Perchè proseguire questa esistenza priva di senso logico, appurato che agiamo solo per noi stessi? Non ha senso continuare a soffrire e gioire, ad agire in funzione della gioia, a ricercare il godimento fine a se stesso. Nulla ha un senso in questa inutile vita perchè finalizzato a se stesso. E fa anche male, oh sì. Fa male rendersene conto, disilludersi PER L’ENNESIMA VOLTA di quella che io credevo realtà, ed invece era illusione. Pensavo che l’amicizia esistesse, ed invece no, è tutta una grandissima cagata. Se qualcuno fosse in grado di dimostrarmi il contrario, dio santo, ne sarei felice. E’ vero, io soffrirei alla perdita del mio unico amico, ma la mia vita poi continuerebbe nel nulla, bene o male. Qual’è allora il significato di tutto ciò? Stasera mi sta crollando il mondo hahaha! Ma dico, io vivo per il Progresso, per un futuro migliore per chi verrà dopo, vivo per la pace, per l’esplorazione di nuovi mondi, per nuove tecnologie che allunghino la vita, perchè vivere mi piace, è un gioco incredibilmente bello, è il massimo dei massimi, ha un senso di infinità che mi affascina più che qualsiasi altra cosa, tanto che voglio dominare questo infinito, voglio diventare qualcosa o qualcuno, voglio conoscere ed imparare, scoprire, avere rapporti umani, parlare, imparare… ma se il fine di questo è il mio benessere, il mio godimento spirituale, che senso ha? Non c’è coscienza comune, non riesco a dire che agisco per il “bene comune” perchè non è vero! Il comune non esiste, ci sono solo io e gli altri che sono in mia funzione. Ed il fallimento è un colpo di pistola all’orgoglio. Mi sento sporco, circondato da persone sporche, mi vergogno di conoscerle, di averle fatte entrare in casa mia. Mi vergogno che abbiano avuto rapporti di amicizia con me, che le abbia chiamate “amici”. Leggeranno queste righe e rideranno, forse, dio mio che schifo. Mi fa senso, no, ho fallito, devo cancellarle dalla mia vita! Sono state sbagliate, le persone sbagliate.
Ma che senso ha tutto questo, eliminare le persone, sceglierle, goderne e farle godere delle gioie dell’amicizia e dell’amore, se poi alla fine tutto si risolve ad un individualismo triste, freddo, tetro, scarno, monocromatico? Mi spaventa, io non ho equilibrio, non capisco me stesso, sono nel panico spirituale per questo dilemma. Cerco un centro di gravità permanente, ma non esiste ziocan! Ah, la morte, la morte è la soluzione alla fine. Dal nulla sono venuto, al nulla tornerò. La razionalità porta al paradosso di sofferenze, grida e languori per questa chiarezza che non lascia possibilità di contraddittorio, non lascia semplicemente speranza. Non mi capisco, non so dove andare. E’ il male, questa situazione è il male. Che stronza!
No. devo vederla da questo punto di vista: la vita è un mistero, ma un significato ce lo deve avere sicuramente, altrimenti non esisterebbe. Io nel mio piccolo contribuirò alla sua scoperta, e nella vita devo pormi due obiettivi, che poi alla fine sono uno solo. Il primo è gioire della vita, e so come farlo: scoprendo il mondo e chi lo abita, studiando e scoprendo la natura, aiutando il prossimo, arricchendo continuamente la mia cultura (nel modo più disordinato possibile, come sempre), infiammando il mio orgoglio giornalmente (è lui il mio motore e la mia benzina), amando una persona. Il secondo è agire per il Progresso, avendo coscienza di aver creato sapere per l’Umanità: il fare qualcosa di utile perchè il progresso si attui, ed averne chiara coscienza, razionalmente. Ecco la mia vita, eccola lì. Bene, non importa cosa fare di preciso dunque, basta raggiungere questi obbiettivi: ora sono tranquillo, non ho timore dell’università, per nulla. Ormai è chiaro, l’università sarà la porta per nuove persone, nuovi amici, amori, progetti: sarà il teatro della mia quarta vita sociale (l’asilo in Altipiano, le scuole nel paesotto, le superiori in città, e l’università nella grande città). Una nuova fase, un nuovo mondo, nuova vita. E così si vedrà, la vita continuerà. Poi voglio una Trabant 601, con l’etichetta bianca con scritto DDR cerchiato, gli Inti, i CCCP, i 99 o soprattutto gli Area dentro, a manego, ed una bandiera rossa sul cruscotto posteriore, e la macchina che si allontana lenta nel fumo bianco dello scoppiettante motore due tempi… io alla guida, e magari una bella ragazza (una compagna! Hahaha) a fianco, una persona da amare davvero, con cui condividere tutto, non per se stessi, ma per gli altri, distaccandosi dall’egoismo primitivo che vedo oggi, qui, ora, per andare verso un nuovo stadio evolutivo della persona, verso l’Uomo Nuovo, il cui spirito è più basato sul Noi che sull’Io, sulla comunità e sulla collaborazione che sull’egoismo miope ed animale. W il futuro (e l’alcool che ho in corpo, anche se è pochissimo e non bastevole per giustificare queste parole)
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