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Ventitreesimo post

22.03.2015  02:14

PRAVDA

Quel che cerchiamo, e che non troveremo mai, motivo per cui decidiamo di illuderci di possederla. Chi crede di averla estratta da credenze religiose, appelandosi alle varie realtà rivelate che questo come quel credo offrono sul bancone del mercato, chi invece la insegue (rari casi ormai) nell’ideale, e chi, nella maggior parte dei casi, non la trova. Che significa non autoilludersi di possederla? Significa, spesso, non riuscire ad identificare tutte le spie sensoriali in questa mancanza, ed essere quindi destinati alla sofferenza. Significa soffrire di vuoti interiori costanti e non identificabili, i quali comportano una disperata fuga dal dolore verso il piacere, che però si concretizza nell’uso degli strumenti poco o meno idonei. Stendersi a letto ed ascoltare la propria musica; sedersi su di un prato primaverile aspirando i profumi della natura, solleticati da un vento leggero e riscaldati dal tepore del dolce sole; spendere il proprio tempo nelle proprie passioni dimenticando i propri doveri, senza ritegno; gustarsi un buon piatto, bere un buon vino, e poi rilassarsi assaporando un dolce tabacco con lenti sbuffi regolari; compiacersi della bellezza di qualche ragazz*, magari intrattenendo qualche rilassata quanto futile discussione solo per il gusto di parlare ed apprezzare la parola altrui, godendo della musicalità della voce, la correttezza della grammatica, lo stile retorico e le abilità argomentative, il pizzico di ironia nell’esposizione di ogni concetto; non rinunciare ai piaceri del sesso, attivamente o passivamente –de fortuna gustibusque-. Ma sono soluzioni temporanee quanto inutili, cercano di drogare il nostro fisico per influire sulla nostra psiche, senza darci una vera soluzione. E’ una ruota bucata che viene continuamente riparata alla meno peggio con pezze e vulcanizzazioni che cedono dopo poco, tanto che il kit di riparazione diventa una condicio sine qua non per poter continuare a viaggiare, seppur in modo così incerto. Ecco perchè ci troviamo tristi ragazzi ed adulti, usufruitori di tutte queste pezze di felicità (e per alcune di queste dipendenti), senza una soluzione stabile per continuare come si deve la vita. Spesso le situazioni divengono tragicomiche quando la pezza diviene l’Amore: ecco che ci si inerpica in relazioni utopiche, nel tentativo di renderle realizzabili, e di potersi tuffare in quell’illusione per sfuggire ai propri fantasmi esistenziali trascinando in questo folle suicidio anche un* sventurat* consorte. Altri miraggi ancora vengono inseguiti, come la fama, la bellezza, la ricchezza. E’ interessante notare che in questa infinita ed assoluta ipocrisia vi è una chiara base di individualismo egoista, suggestionando una società che verrà destinata a fallire totalmente, degenerando in anarchici totalitarismi, ma questo è un altro discorso. Tornando alla mancanza di una Verità, in una società così degradata, ove la quasi totalità dei nostri compagni di sventura condivide la nostra condizione tanto quanto la nostra ostinazione nell’ostentarne estraneità assoluta, un segno di onestà e di onore sarebbe forse la sua accettazione. Perchè negarne l’appartenenza? Perchè tuffarsi nel mare di teatrale ipocrisia rispondendo sempre che “va bene, sì” “sto bene, grazie” “sono felice”? Un atto di onestà sarebbe per me il dire, senza paura, che no, io non sono una persona felice, non sto bene in questo mondo, non sono soddisfatto di me: è così, perchè negarlo? Chiaro, questo non esclude il desiderio di lotta e di riscatto da questa situazione, nè la convinzione che la vita, di per sè, sia bella. Esclude però l’assunzione di molte prassi comunitarie false, che io onestamente rigetto, perchè il non farlo sarebbe disonorevole, ed io ho una dignità. Perchè sorridere sempre nelle foto se non siamo felici? Perchè partecipare alle feste quando non siamo adatti a queste? Una festa è un divertimento, espressione di gioia, ma se questa ci manca perchè tristemente simularla? Non viviamo schiavi delle prassi, non pieghiamoci alle convenzioni, strappiamo il giogo della società, sfidiamo la sua politica del terrore e siamo onesti, per una volta, a testa alta e senza vergonga! Non sono felice e non ho paura di dirlo.