Domenica 08.03.2015, ore 11:48
Auguri a tutte le donne, tanto per cominciare. Per quanto questa festa abbia perso buona parte dei suoi significati, ormai soffocata dalla cultura consumistica occidentale che nel nome del cieco progresso animale dimentica -o spera di dimenticare- ogni valore umano in favore del Dio denaro, è bene agire per non scordarla.
Ieri sono stato ad un concerto, diciamo, “alternativo”, per l’inaugurazione di una caserma che ora diverrà “centro di aggregazione e spazio di libero lavoro aperto ad associazioni e liberi cittadini che intendono esprimere le loro potenzialità e creatività”, meglio conosciuta come “prossimo pseudo-centro sociale per tossici e disagiati”. Creatività, che parola vuota oggigiorno. Siamo tutti creativi, e siamo tutti delle nullità vuote, ed è molto triste. Ieri sera c’erano una serie di elementi che, a mio avviso, fotografano questa società persa nel vuoto, drogata ed ubriacata dal consumismo come unico fine della propria vita, affogata nell’irrazionalità per fuggire da una realtà che la uccide. Era una sagra paesana per molti aspetti, con tanti ragazzi del luogo che si ritrovavano per vedere “cosa c’è di nuovo a casa mia”, le famiglie con i bambini, i pensionati che gironzolavano per i corridoi gettando occhiate eufemisticamente confuse verso le salette degli “istituti d’arte” e dei gruppi di aspiranti artisti (quali io personalmente accompagnerei al confino se mi fosse concesso, peraltro con approvazione di buona parte del mondo anziano), i personaggi del paese, quelli che tutti conoscono come il cartolaio, il panettiere, le donne della parrocchia e così via, senza contare l’elemento unico di un paese, ovvero il matto: l’adulto sopra i quarant’anni che si trova regolarmente ad ogni appuntamento sociale della comunità e dà il meglio di se suscitando ilarità e catalizzando le attenzioni degli annoiati. Dall’altra parte c’erano i giovani “alternativi”, spettacolo triste e penoso di un futuro di sconfitte e decadenza quale loro rappresentano. Alternativo, creatività, anticonformismo… letteralmente parole al vento. Orrore nella mia mente al solo vederli, perchè NO, non sono nè alternativi nè creativi, nè men che meno anticonformisti, non sanno neppure cosa significhi quel termine, è impossibile spiegarglielo: un’anticonformista è colui il quale, presa coscienza della realtà in cui vive, conoscendola in tutti i suoi dettagli, si oppone violentemente all’ordine prestabilito usando se stesso, il proprio corpo e spirito come arma per combattere contro ciò in cui lui non crede ma che gli viene IMPOSTO dalla società; creativo è colui il quale con il suo ingegno, partendo dalla realtà riesce a INVENTARE qualcosa di nuovo ED UTILE, e si badi al fatto che il concetto di utilità non è affatto materialista, ma anche spirituale ed intellettuale (termine poco amato oggigiorno poichè i netto contrasto con l’ignoranza animale diffusa nel mondo giovanile, unita all’arroganza spudorata); alternativo è colui il quale vuole esprimere UN ALTERNATIVA alla realtà attuale, una diversità che può o non può essere anticonformista ma che esprime anzi trasuda novità e distacco dall’abitudine. Ed invece cosa vedono i miei occhi, e cosa sentono le mie orecchie martoriate? Trovano un ammasso informe di mummie, di zombie persi nella loro ignoranza, privi di ogni riferimento logico, razionale od ideale che percependo la mancanza assoluta di un senso alla loro vita (percependo, non comprendendo), si affogano in mari di soluzioni che questa società perversa ha già preparato per loro: vere e proprie categorie di giovani persi create dal nulla che si identificano secondo canoni consumistici appositi, che comprendono musica, vestiti, atteggiamenti, film, tutto il mondo del denaro fatto a misura di depresso (nemmeno depresso è la parola adatta, è eccessivamente nobilitante, ma la uso lo stesso) per dare una risposta alle domande di questi scimpanzè scontenti. E la cosa più assurda e mostruosa è che questi canoni (peraltro rigidissimi) hanno la velleità di essere espressione dell’alternativo, creativo, anticonformista: il conformismo dell’anticonformismo, la razionalizzazione dell’irrazionale, la definizione dell’alternativa (nonchè la sua eliminazione). Un ragazzo che sente il disagio dell’esistenza, che non trova una ragione di vita oggi, cerca una soluzione. la soluzione prima poteva essere la fede nella RELIGIONE, o nell’IDEALE POLITICO E FILOSOFICO specie del marxismo, ma oggi cos’è, eh? Oggi la risposta al consumismo ed alla società di massa è altro consumismo ed altra massificazione, qualcosa di orribile e degradante: la soluzione è vestirsi con pantaloni di strani colori con risvoltini, farsi crescere la barba e tenere i capelli lunghi, raschiare un po’ di vecchiume (che però si chiama vintage) ed appiccicarselo addosso, farsi un orecchino o, nel caso delle ragazze, un piercing al naso: ecco che si è raggiunta la “tenuta da anticonformista”, ovvero CI SI E’ CONFORMATI AD UN CANONE CONSUMISTA CHIAMANDOLO ALTERNATIVISMO: è esattamente una droga allucinogena, nè più nè meno. Manca altro però, manca la creatività, ed allora cosa si fa? Come essere creativi quando ogni singolo neurone non è capace di compiere la minima operazione senza un input esterno? Ecco che il consumismo ha pensato anche a questo, perchè sì, anche la creatività è conformata: Creativo è chi fa fotografie secondo precisi schemi e scene tipiche: sempre le stesse ovunque si vada, identiche le une alle altre (bianco e nero, primo piano sfuocato con quanche viso truce e sbarbatello, una chitarra, occhi chiusi di una ragazza che guardano in basso sfoggiando la presunta bellezza di capelli così tanto trattati che le banane della Monsanto non sono nulla, macro di sassi insignificanti e così via); creativo è chi “dipinge” linee sconnesse la cui somiglianza con i disegni infantili è assolutamente casuale, poichè questi esprimono profondi concetti e sentimenti; creativo è chi “si inventa qualcosa di nuovo”, il fatto poi che questo “qualcosa” l’abbia visto scorrendo le bacheche di Facebook o guardando un video su youtube è ovviamente irrilevante. Però si chiama creatività, e nel seguire le istruzioni per l’uso della creatività ci si sente realizzati, o meglio ci si autoillude di esserlo. Il risultato è essere anticonformisti, perchè sì, è questo: l’anticonformismo è diventato il più squallido dei conformismi. Ma queste scimmie sono felici, alla fine? No, non lo sono, e perdono ad ogni passo pezzi della loro umanità, ubriacandosi di allucinazione con alcool, fumo e droghe. Io mi trovo davanti non un branco, ma singoli scimpanzè vestiti in modo quantomai buffo, che con sguardo perso ascoltano una band che suona, incapaci di trovare il coraggio per ballare, insicuri di se stessi, muti nell’assoluto vuoto che li circonda, terrorizzati dalla loro impotenza, ora cercano rifugio nello scorrere i messaggi del cellulare, ora controllano l’ora nell’attesa che “sia ora di andare a casa” e porre fine a quella penosa agonia causata dalla realizzazione del loro totale fallimento esistenziale. Io quasi soffoco a pensarci. Ma come è possibile? Soffoco in questa vacuità della società dove ormai è chiaro che non vi è salvezza. Così si uccide persino la speranza!
Il futuro non ci sarà, ore 12:45