15.07.2014 02:24
E’ notte fonda ed io dovrei andare a dormire, ma prima devo fermare nell’indelebile memoria di un server disperso da qualche parte nel mondo questo mio pensiero.
Oggi sono andato a trovare due cari amici per me, due persone che io stimo molto, con cui condivido molti pensieri e molte esperienze, ma che per qualche strano gioco del destino o della vita vedo poco spesso. la bellezza di questa amicizia, che è la Vera Amicizia, è che possono passare mesi senza vedersi nè sentirsi, e poi ci si ritrova un giorno a caso e si riprende a chiaccherare come se niente fosse, raccontandosi di ciò che è successo il giorno prima, come se non ci si fosse mai separati. Questo per me è ciò che di più bello possa rappresentare una relazione come l’amicizia, questa è la magia che ti da l’avere persone vere che sono troppo simili a te, negli anni luce che vi separano, per poterle perdere. Perchè con loro tu ti trovi bene, con loro tu davvero non hai bisogno di fingere, cambiare, frenare te stesso o correggerti: tu con loro ti liberi, e la libertà che ti danno nel concederti di essere te stesso è qualcosa di magico, un dono incedibile se ci pensi davvero.
Solo che oggi non era un giorno come quelli.
Sono arrivato, un po’ in ritardo, e ho scoperto che quei due miei amici, che non si conoscevano nè si frequentavano, nel giro di poche settimane sono diventati grandi amici, si intendono e sembra che si conoscano da una vita: questa è la Felicità per me. Perchè io sono riuscito a far sì che due persone, che magari si sarebbero conosciute anche senza di me, proprio grazie alla mia insignificante mossa di presentarli a vicenda ora sono felici, perchè hanno trovato qualcuno come loro, ed ora sanno che quel qualcuno c’è nelle loro vite, e le riempie, in un certo senso (che sinceramente non saprei meglio spiegare). Io però sono felice: io sono felice nel vederli in intima amicizia quando li avevo lasciati che non si conoscevano, io sono felice perchè il loro sorriso si riflette nei miei occhi, io sono felice perchè, nel mio piccolo, sono riuscito a farli felici, anche solo un pochino. Io sono felice, davvero, davvero felice, e la Felicità è questa, questa soltanto, la sola che mi gonfia il cuore anche se magari sembro un pazzo a dirlo.
Solo che oggi non era un giorno come quelli.
Tutti e due sono di recente usciti da una situazione di felicità ed entrati in un tunnel buio di dolore. Io questo l’ho visto subito, nell’esatto momento in cui mi sono venuti incontro: le voci basse, lo sguardo sereno ma piegato da una profonda ruga di malinconia, lo sforzo del sole che vuole risorgere dopo la tempesta. Non so descrivere quell’emozione, ma è come quando una persona smette di piangere, e ripresasi ride di qualche battuta che gli si fa per tirarla su di morale: quei visi limpidi, lavati poco prima da dei pianti, che ora leggeri si rialzano in volo, come rondini cadute per un colpo subito, che si rialzano e riprendono il volo mentre le nuvole si scostano ed i raggi tiepidamente riappargono all’orizzonte. Quella limpidezza che è la rinascita, ma lascia ancora le ferite recenti ben visibili, ma in via di guarigione. Lo scenario alla fine è però quello di una giornata di sole, con tanti adulti che giocano nel parco e due bambini che sono caduti a terra e che, piano piano, cercano di rialzarsi da dove sono caduti. Ma non vogliono ammettere di aver sbagliato loro: stanno zitti, si puliscono dalla polvere e cominciano a tamponare le ferite, cercando di mantenere un loro orgoglio pur sapendo di avere torno, al meno un po’. E così questa gioia vera, ma temporanea, è colorata da un triste sfondo di malinconia, che si legge nella voce bassa, nei silenzi, nei sorrisi ancora frenati dal rimorso e dall’aura di estraneazione che emanano, quasi loro due vivessero su un pianeta diverso, ed io fossi un estraneo venuto a disturbare la loro essenza.
Alla fine noi siamo solo delle palle di Pongo colorate. Cerchiamo di mischiarci ad altre palle per ottenere assieme il colore del Paradiso, e quando ne troviamo una che ci sembra quella giusta, stacchiamo un pezzetto di noi stessi e la mescoliamo a lei. Poi, se il risultato ci soddisfa, ne diamo altri pezzettini e la nostra gioia aumenta nel vedere che il prodotto di quella mescolanza sembra sempre di più il colore del Paradiso.
Alla fine però, ci rendiamo conto che quel che sembrava colore del Paradiso non lo è: siamo disillusi. E quando capita, lasciamo stare quell’altra palla, smettiamo di darci pezzetti della nostra anima, e ce ne torniamo a camminare goffamente da soli, noi palline di pongo, ora più piccole, in cerca di un altro colore con cui mescolarci.
Ed ogni volta che ci mescoliamo, perdiamo nel mescolamento parti di noi stessi, e quelle parti non ce le renderà mai più nessuno. E diventiamo sempre più piccoli, ed abbiamo sempre meno Pongo da usare per mescolarci. E se non troveremo la palla giusta per noi, finirà che consumeremo tutto noi stessi, ed alla fine scompariremo con l’ultimo, estremo tentativo di mescolarci.
Esauriremo l’Amore per gli altri, e con lui anche la voglia di vivere. Una sottile seta nera ci coprirà gli occhi, e mentre un vento tiepido ci solleverà da terra, delle bianche mani di donna ci chiuderanno, dolcemente, le palpebre.