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Trentaduesimo post

Sabato 18 Novembre 2017, ore 00:26

Avevo iniziato qualche giorno fa a scrivere, poi non avevo terminato. Il succo del discorso è semplice, e lo riassumerò con il titolo:

CI RISIAMO

Eccomi, di nuovo qui. Di nuovo immerso nel dolore della desolazione interiore, con affanno cerco di non affogarvi dentro. Come sta andando la vita? No, non bene: mi ritrovo solo e per sempre solo, specchiandomi nel mio io, incapace di trovare qualcuno o qualcosa in grado di darmi una spinta, un motivo, una ragione per non abbattermi.
Guardo attorno a me, vedo rabbia e repressione, vedo retrocedere la cultura dei miei popoli verso un passato che speravo finisse per essere definitivamente sepolto
Oggi vivo nella società dell’odio.
Odio verso chi è più felice di noi, odio verso chi la pensa in modo contrario al nostro, odio verso ogni genere di diversità.
Oggi vivo nella società dell’egoismo.
Egoismo per il bene comune che vogliamo fare solo nostro, egoismo nel bene che vogliamo essere destinato solo a noi, e a nessun altro, egoismo nelle relazioni interpersonali, nel raggiungimento dei propri obiettivi e dei propri vantaggi.
Oggi vivo nella società dell’indifferenza.
Indifferenza nei confronti dei deboli e degli indifesi, indifferenza nei confronti di una democrazia che va svanendo a vantaggio della repressione, dell’autoritarismo, del potere economico. Indifferenza nei confronti del popolo africano mostruosamente massacrato come lo era centinaia di anni fa, di quello arabo stuprato dalle grandi potenze mondiali e sbeffeggiato dalla religione. Indifferenza nei sentimenti di chi ci circonda, di chi ci aiuta, di chi ci fa compagnia e di chi ci vuole bene.
Oggi vivo nella società del malessere,
un malessere che si deve vivere ma non si può né condividere né comunicare. Il malessere che deve essere nascosto, covato interiormente, camuffato dalla stanchezza e dallo stress. Ma non è stanchezza, lo so. È malessere esistenziale.
Il malessere di una società che mi continua a deludere.

Io non faccio parte di questo mondo, io in questo mondo non ci riesco a stare. Mi dà fastidio vedermi tradito, pugnalato alle spalle dalle persone nelle quali credevo, perchè queste poi, sotto sotto, mi vedono e mi vedranno sempre come uno qualunque, uno dei tanti, un fantoccio da sfruttare quando fa comodo e basta. E’ terribile affezionarsi alle persone. Terribile perchè poi ci stai male. Io alle persone mi lego, io anche se apparentemente sono strafottente ed egocentrico, anche se apparentemente disprezzo il prossimo, in realtà gli voglio un mondo di bene. Perchè io sì, io soffro quando sono solo, soffro quando mi rendo conto dell’infinita ed eterna solitudine nella quale mi trovo, soffro nel percepire le distanze fra me e gli altri, sì. Ma soffro tantissimo quando gli altri mi deludono, e questa sì, questa è una delle più grandi sofferenze. Sofferenze perchè si arriva in quel momento nel quale si crede di avere cose in comune, di potere sì, di potere davvero essere amici, di condividere il sentimento ed il pensiero che si vive. Di sapere che in una determinata situazione, una banale situazione, la si penserà esattamente come il proprio amico. Che bello. Se c’è qualcosa di bello, è senza dubbio questo: l’assonanza fra due persone, l’armonia dei pensieri e degli spiriti.
Ma no, non è così. Non è così perchè presto o tardi ci si accorge che tu, tu che in quella persona tanto ci speri e a cui tanto, tanto ci tieni, per lui non sei niente di particolare. Lo scopri spesso, lo scopri sempre, ed è solo un dolore, un dolore che ti fa capire, per l’ennesima volta, che sei solo. E’ male, è dolore, è tristezza. Una tristezza, questa, che può aumentare a dismisura se si aggiunge un altro fattore fondamentale, il fattore per eccellenza, quello che trasforma una cosa triste in una tragedia, in un coltello conficcato nello stomaco e nel cuore. Ebbene, il fattore fondamentale è quando questa delusione arriva da una ragazza. Una ragazza nella quale tu vedi il bello, vedi assonanza ed armonia di pensiero, un accordo musicale chiamato “lei” con la quale ti trovi bene nonostante tutto. Una ragazza nella quale inizi a sperarci, ma proprio in quel momento, nel momento nel quale inizia ad accendersi una piccola fiammella nel tuo cuore…ecco che allora un vento fortissimo la spegne. La spegne brutalmente, con cattiveria, rapidamente ed impetuosamente. La cosa triste e dolorosa è che quello spegnimento, l’annullamento di una fiammella che con tantissima fatica era stata accesa, è una grande delusione, e le delusioni, si sa, fan male.
Sono stufo di questo dolore, sono stufo di queste delusioni, sono stufo di questo arrancare lungo il sentiero della vita. Io in questo sentiero ci voglio camminare agilmente, se possibile vorrei correrci, vorrei far fatica ma percorrerlo al massimo delle mie capacità prestazionali: invece no. Invece, ci devo arrancare, strascicando i miei tracci e tenendomi con le mani le parti del mio corpo doloranti, leccandomi le ferite, aspettando che gli ematomi e le botte piano piano guariscano. Perchè? Perchè tutto questo? Perchè questi dolori? Per quale legge divina mi sono meritato questa terribile penitenza? Farà ridere a leggerlo, ma è così, perchè io sto male. Sto male in queste situazioni, nelle delusioni e nei tradimenti di spirito.
Fa male.
Il presente mi fa male, il vissuto mi fa male, gli scheletri nel mio piccolo armadio bruciano e mi fanno tremare. Scheletri di fiducie tradite, di aspettative disattese, di responsabilità abbandonate o prese sotto gamba. Scheletri di ruoli familiari e relazionari affrontati in modo immaturo e sbagliato. Scheletri di scorrettezze, di quel qualcosa che non ti fa stare sereno, che ti fa venire il brivido de “ma conosce quel mio passato?” “ma chi gli ha detto che…?”. Cosa c’è nel mio passato di legalmente e praticamente grave? Nulla. ma c’è qualcosa di brutto eticamente e moralmente parlando. A tanti questo non importa, a me importa tantissimo.

Mi merito questa situazione? Forse sì. Non lo so ma so solo che è dolore, che è sempre quel dolore che mi porto avanti da quando ho imparato a conoscerlo, da troppo tempo, tantissimo troppo tempo. Il dolore della solitudine, della delusione, del rifiuto, dell’emarginazione, dell’essere soli, soli sempre soli, soli nel proprio animo contorto, timido e massacrato dalla tristezza. Io spero che cambi perchè non ce la faccio più non posso bruciare così questi anni, non è giusto, non voglio continuare a soffrire o, nella migliore delle ipotesi, nascondere la mia sofferenza. Io voglio che la cosa cambi, che ce la faccia, che sia felice davvero e sempre, che trovi qualcuna che possa capire, con cui poter parlare.
Una persona con cui parlare di me, e a cui dare tutto di me.
Faccio fatica, sono triste, vedo le occasioni polverizzarsi l’una dopo l’altra. Ma ormai ho fatto la pelle dura: si andrà avanti, come sempre, cercando di coltivare quel piccolo orticello di speranza dentro di me, che nonostante tutto quello che è successo, continua a darmi i suoi frutti ed a tenermi a galla, senza che affoghi, qualunque cosa accada.
Così chiudo il breve messaggio, nella speranza di un futuro più bello, di una persona da amare, di qualche nuovo amico, vero.

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