Venerdì 27 Luglio 2018, ore 16:58
Era da tanto che mi dicevo di dover scrivere, ma solo ora mi ci sono meso: è così, in un caldo pomeriggio di fine Lulgio, che la mia mano ripercorre questa tastiera ormai consumata -dallo studio, più che dal piacere della scrittura- per vomitare su un post ancora innocentemente bianco i miei pensieri, le mie paure, le ansie e le insoddisfazioni che cercano ogni giorno di sopraffare la speranza, l’ottimismo e la gioia che non vuol mai morire nel mio animo.
E’ un orario strambo, un’orario pomeridiano nel quale poche volte mi sono lasciato andare alla riflessione personale, ma nel quale oggi mi dedico e mi libero, di tutto, o almeno spero. Da dove iniziare? Bella domanda. Io credo che la cosa più saggia, e che meglio di qualunque altra può comprendere il mare di cose che son successe in questi infiniti mesi, sia la parola cuore.
Cuore perchè è ciò che abbiamo dentro, quel piccolo organo che ci spinge -come ci piace immaginare- a fare e non fare, dire e non dire, emozionarci, soffrire e gioire, agire, amare. E’ il cuore, alla fin fine, la radice delle nostre vicessitudini quotidiane: è con il cuore che ci svegliamo la mattina e reagiamo al mare di ingiustizie e scorrettezze di questa società deforme e malsana, è con lui che ci approcciamo ai nostri amici e conoscenti per aiutarli e farci aiutare, per parlare ed ascoltare, per confrontarci, capirci, accettarci (e no). E’ lui che ci spinge a credere in qualcosa di più grande di noi stessi, sia esso l’amore verso un’altra, che quello verso il prossimo, verso la collettività, verso tutte e tutti gli altri. Il cuore ci fa fare tutto, ci eccita, ci riempie di felicità ed energia, ma ci rattrista anche, e ci abbatte quando le cose non vanno bene, quando ci sentiamo traditi, quando realizziamo che noi, per gli altri, non contiamo nulla. Quando comprendiamo di essere sempre e per sempre soli nei nostri io, quando la parola amica non ci basta per risollevarci dai baratri -ma anche dai banali selciati- nei quali siamo inciampati e caduti. Il cuore alla radice di tutto, l’amore nella sua accezione più vasta: amore per la vita, per gli altri, per sè stessi, per ciò che ci circonda. Amore, e sempre amore.
Cosa non è andato in questi mesi? Tanti sono gli ingranaggi del mio animo che scricchiolano e danno segni di cedimento, ma altrettanti sono quelli che roteano bene, oleati a dovere, e che anzi lavorano meglio che in passato. Ho la sensazione che qualcosa stia cambiando dentro di me, ma non è l’amore per una ragazza (l’ennesima?), è altro. E’ la chiara percezione che qualcosa di confuso e fosco stia crescendo in me, lasciando da parte l’ormai consumato ragazzo di 18anni che iniziò a scrivere su questo blog da nessuno mai letto, ed un nuovo CK96 che si affaccia ai prossimi mesi ed anni. Qualcosa cambia nelle relazioni sentimentali: io ormai ho raggiunto una considerevole stabilità e convinzione di ciò che mi spinse anni fa a scrivere qui. Iniziai a scrivere al nulla, nella rete, perchè non avevo nessuno che mi potesse ascoltare: nell’assurdità di una vita vissuta in mezzo agli amici, ai parenti ed ad una ragazza -mai più avuta- mi sentivo mostruosamente solo. Ero solo perchè non avevo con chi parlare del mio io, ero solo perchè non avevo molto da spartire con chi mi circondava le giornate, se non un confuso odio per la società. Molto confuso, molto poco produttivo. I tempi sono cambiati, e parecchio.
Oggi non sono solo: come ieri, ho degli amici -alcuni son gli stessi, altri sono nuovi- ed ho una famiglia con la quale, bene o male, vado molto più d’accordo che in passato (certo, fatta eccezione per i miei regolari momenti di isteria e nervosismo, che fanno di me agli occhi dei genitori uno schizzato). Oggi, comunque, non sono solo. Non sono solo perchè ho conquistato un rapporto più sincero con i miei amici, il quale anche se caratterizzato da alti e bassi mi permette di essere più io, più CK96 e meno stereotipo o personaggio caricaturato. Sto bene con loro, sto bene con me stesso. Non sto sempre bene assieme a loro, però. Ho come conquistato il valore della solitudine, il valore dei momenti passati da soli, a riflettere su sè stessi, a riordinare le idee e a capire dove sono, con chi cammino, dove voglio andare. E’ un’elaborazione mentale che si rende necessaria dal momento in cui devo agire, ed è richiesta in me una costante capacità di vedere dove finisce l’orizzonte, di capire quali siano le strade migliori per raggiungere l’obiettivo prefissato, e questo avviene in tanti, distinti ambiti. Per questo, ho bisogno a volte di star solo, e la cosa un po’ mi preoccupa perchè so, so per certo, che non è quel che mi servirebbe davvero. Stando solo io risolvo i miei problemi di animo, sciolgo i garbugli, srotolo matasse pasticciate di sentimenti, volti e progettualità: ma questo dovrei farlo con la Lei che sto aspettando. Cerco o aspetto solo? Non lo so, direi che la sto cercando e sto agendo, come dicevo prima, secondo quella strada che mi promisi di percorrere dopo l’ultimo schianto quasi mortale del mio animo: uno schianto dove una macchina a tutta corsa che voleva entrare nell’io di lei, trovò porte chiuse, e lì si spalmò. Il mio io, che voleva condividere tutto se stesso con lei, finì per spiaccicarsi sull’incomprensione e l’incomunicabilità della persona che… che era la persona sbagliata. Oggi no.
Oggi io non corro, ho imparato a guidare piano: conosco, osservo, parlo e lentamente, dico molto lentamente, mi apro con l’altra. Davanti a chi mi dice di correre, di approfittarsene, di buttarmi, io rispondo “calma”. Di fronte a chi mi dà dello sciocco e del baucco a non fare come fan tutti, io sorrido e -anche se un po’ imbarazzato- spiego la mia azione alternativa e diversa dei rapporti interpersonali. Io con molta pazienza, e con altrettante difficoltà, parlo, conosco, e talvolta scarto le Lei che apparentemente mi piacerebbero, ma che poi, parlando, scopro non sarebbero compatibili con me. Non mi diverto, ma imparo tanto degli altri e di me stesso. Non vinco la gara del sesso, ma non mi dispiace perderla volta per volta: sono riuscito ad accettarla così, a comprendere e rispettare il mio bisogno di profonda intesa e sincerità, conscio che il buttarsi ad occhi chiusi potrebbe essere molto più doloroso di ciò che faccio ora.
Sono, seppur relativamente, sereno. Anche perchè le mie attività ed il mio impegno a 360° su quel che mi circonda e quello in cui credo, sfama con abbondanza la mia voglia di essere felice, di gioire di ciò che faccio assieme ad altre ed altri come me. Le novità di quest’anno sono davvero belle, ed io sono felice di aver riposto in esse una parte del mio cuore e del mio tempo libero. C’è novità ed inventiva, ci sono continui stimoli di pensiero, ci sono anche delle Lei da scoprire se è per quello, ma senza fretta.
L’amico di sempre, lui, non fa come me. E forse anche per questo ha attraversato un periodo difficilissimo, dal quale inizia solo ora ad uscire con enorme fatica. Lui si è gettato, come un bambino, nel mare di ortiche che si è rivelata una relazione mai nata, un aborto di amore -il quale sarebbe stato in ogni caso deforme e disabile-. E’ brutto vedere, da fuori, l’orrore che generi l’amore nella sua accezione più sentimentale quando questo muore. Vedo tanta perdita di sensibilità, e sono tutti che ci perdono: lui che sta male e, acciecato dalla furia, fa male agli altri e alle altre. Non va bene così, no: non bisogna lasciarsi sopraffare dalla furia passionale, ma rimanere coscienti, saldi a terra, e valutare se quel che si sta facendo è un bene o un male. Bisogna star calmi, bisogna respirare lentamente e capire che tutto ha un limite, ed il limite dove il mio cuore incontra quello degli altri va ben valutato. Perchè il mio cuore può far bene, ma può anche far male. L’amico di sempre non l’ha capito, ma forse un giorno, ripensando al passato, lo capirà.
Io come dicevo, aspetto, paziente. Le occasioni ce le ho, le vedo e sono felice nel notare che esistono (perchè un tempo credevo di no!). Sono lì, sta a me scegliere quale intraprendere, con calma, senza fretta, tenendo a bada i sentimenti e ragionando con la testa. Son fiducioso, andrà tutto bene, che sia fra un mese o fra un anno: non importa quando prendere la strada, basta che sia quella migliore. Quella giusta.
Dentro di me, invece, come sto? Come sta l’odio che brucia da anni ed anni? Direi bene. Odio sempre più questo mondo ma non resto passivo, non subisco: organizzo ed agisco, costruisco alternativa, amo ciò che è diverso e ciò che mi spinge a credere in un futuro migliore. Sono felice mentre scrivo queste cose, perchè è questo ciò che mi dà gioia, gioia e rivoluzione.
Non è l’amore per la Lei a rendermi felice, perchè una Lei ora non c’è: è questo. E’ la passione che spinge me assieme a tutte e tutti coloro i quali ho l’onore e la responsabilità pensantissima di chiamare nel mio cuore, nelle assemblee e nelle piazze COMPAGNE E COMPAGNI. Una parola bellissima, una parola carica di energia e amore e passione e vita e fuoco e fiamme e bellezza. E’ il sentirsi parte di quel mondo dove tutte e tutti noi crediamo in qualcosa di diverso, e vogliami raggiungerlo in tanti modi diversi, ma vogliamo raggiungerlo. E’ la speranza che questo mondo e questa società possano cambiare, è la fiducia e l’assoluta certezza che noi, noi uomini e donne di questo pianeta, non siamo fatti per odiarci, non per la guerra, non per l’invidia, non per lo scontro, ma per l’amore. Odio chi si accontenta e si rassegna, ma cerco di risvegliarlo dal torpore nel quale è caduto. Amo chi si indigna e trasforma l’indignazione in impegno ed azione, facendo esplodere con brutale violenza le catene dell’indifferenza che lo tenevano legato alla sua routinaria esistenza passiva. Non significa essere violenti o fuorilegge, non significa agire con cattiveria e rancore: significa non vergognarsi del proprio sentimento collettivo di amore per gli altri, e di praticarlo con passione: in una parrocchia come in un centro sociale, in un partito come in un’associazione. Questo è ciò che mi rende felice e fiero di vivere le mie giornate, orgoglioso del mondo di cui faccio parte e cosciente della missione che ho: la missione di non piegar la testa alla rassegnazione, di non cadere nella triste depressione che vedo attorno a me, tra i miei conoscenti, ma di rimanere sveglio e felice, di gioire delle piccole cose e di saperle vedere tutte, senza perderne nemmeno una. Di vivere con positività la vita, senza piangersi addosso per l’impossibilità di illudermi che ho, da sempre. Non si tratta di illusione, non si tratta di “sognare che il mondo possa essere diverso”. Si tratta di sapere, con lucida coscienza, lo schifo che ci circonda, e con altrettanta lucida coscienza analizzarlo, capirlo e cercare di correggerlo, proponendo altri sguardi, altri orizzonti, altre vie, altre possibili esistenze a questo mondo grigio e triste, dove sembra che conti solo la figa e i soldi, mentre i sentimenti non esistano.
Si può vivere colorati, si può vivere felici, basta sapere che sognare ad occhi aperti un mondo diverso è nelle corde di tutti gli esseri umani, e basta poter far il passaggio successivo: agire, muoversi, alzarsi dalle nostre poltrone ed organizzarsi, parlare, gioire assieme, costruire dal nulla qualcosa di nuovo. Armarsi di lucentezza negli occhi e di sana razionalità, e non smettere mai di guardare da tante, ALTRE prospettive la realtà che ci circonda. Tutto questo è bello, è bello compagne e compagni, e lo siete anche voi: siete belle e belli, perchè siete coloro i quali non si arrendono, non piangono, non cadono e non si abbattono. Siete quelli che camminano a testa alta, prendendo magari le stesse bastonate degli altri, ma consci del fatto che l’umanità non è nata per prenderle, e che un giorno tutti noi assieme vivremo nella pace e nel dialogo reciproco, senza paure, senza sospetti, senza invidie, ma con la bellezza dentro i nostri cuori. Ed assieme, assieme liberi dai potenti e dal potere, liberi dai vizi e dalle droghe che annebbiano la nostra lucida coscienza, liberi dai sentimenti animali che ci spingono verso odio ed intolleranza, cammineremo assieme verso un futuro equo e giusto, umano e leale, verso la felicità di tutti: perchè la nostra felicità si ha solo con la felicità di chi ci circonda.
Non è facile comprenderlo, non è facile trovare il coraggio per praticarlo, ma si deve e si può fare, si deve e si può tramandare il verbo che, in un modo o nell’altro, ci racconta di come si debbano deporre scudi ed armi fra noi stessi, parlandoci con sincerità ed imparando ad accettarci per ciò che siamo, correggendoci se necessario, verso la ricerca dell’armonia fra di noi.
L’intolleranza non vincerà mai. Avanzerà assieme all’egoismo e l’indifferenza, calpesterà i nostri sentimenti, ma non vincerà mai: finchè nasceranno nuove persone come noi, fintanto che la fiamma che alimentiamo continuerà a rigenerarsi, non moriremo mai. Non finiremo mai. E alla fine sconfiggeremo tutto il male ed il destino della nostra umanità si compierà fino in fondo, divenendo un grande, eterogeneo ma pacifico popolo mondiale. Nella pace, nell’uguaglianza, senza ingiustizie, tutti impegnati nel nostro lavoro: ognuno di noi farà il suo piccolo, la sua parte, per portare avanti il grande popolo mondiale sulla strada del progresso. Eravamo scimmie, saremo l’universo.
E basta così.
Adelante siempre
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