26.08.2014 01:14
LA BELLEZZA DEL SONNO CHE VIENE
Dopo una lunga giornata, che può essere stata entusiasmante come noiosa, banale come originale, storicamente indimenticabile come memorabilmente disastrosa, il tempo del sonno arriva, sempre ed inesorabile, a trascinarci a letto.
Il letto. Quel morbido giaciglio che banalmente disprezziamo per le sue scomodità da vecchi e che amiamo passionalmente da giovani, sia che rappresenti il tempio dell’eterno, pigro riposo di un ragazzo, che esprima esso stesso, in quanto strumento fondamentale, l’attrazione erotica delle prime esperienze d’Amore. Il letto morbido, accogliente, spazioso quando siamo soli, mai abbastanza stretto quando una dolce compagna ci fa sentire meno soli, immenso vuoto da colmare quando quello specchio dei nostri profondi recessi dell’anima scomparirà. Letto avvolgente, caldo di quel tiepido abbraccio che con foga cerchiamo in inverno, barricati sotto le pesanti coperte e rannicchiati per raggiungere quello stato di piacevolezza che è il riposo finale: l’epilogo di una giornata, il prologo di un nuovo dì.
Che succede però quando ci siamo finalmente stesi e sistemati? L’attesa del sonno è, almeno per me, la più affascinante delle magie, perchè è il momento unicamente ed interamente dedicato al pensiero, direi quasi ufficiale. Con gli occhi aperti che guardano il soffitto, la mente si alza lenta da quello stanco corpo e vola, in alto, a ripercorrere il giorno, il passato, la propria storia in cerca di tutti gli indizi per proseguire il sentiero (non tracciato) della vita la mattina seguente. I flash che mi colpiscono sono le preoccupazioni ed i dubbi, i grovigli dello spirito che cerco di sbrogliare per trovarne il capo, ma che sempre con difficoltà raggiungo. Paure, dubbi sul da farsi, incertezze sul domani, ricordi del passato e forti emozioni che mi turbano, sicchè il cervello comincia lentamente a spegnersi e le risposte nascono pian piano da sola. E’ un lento scivolare inesorabile nel sonno, quel momento di qualche minuto in cui i pensieri vengono incanalati in un binario unico, il macchinista si alza e, dirigendosi verso le cabine con cuccette, attiva il pilota automatico: ecco che la magia ha inizio. Gli occhi si chiudono e i problemi che razionalmente non hanno soluzione, la trovano grazie al calcolo matematico e passionale della mente. Il sogno, tempio della felicità e del dolore, mi porta in alto, verso spazi sconosciuti, raggiungendo stelle dalle luci poetiche, pianeti incredibili, galassie, nuovi universi, in una rapida corsa verso la soluzione ai problemi dello spirito. E compaiono così gli spettri dei propri timori, seguiti dalle divinità dei nostri ideali che ci portano a situazioni surreali ma magnifiche, con poi unite le paure più profonde che mi fanno sudare freddo e svegliare sconvolto nella notte, agghiacciato dalla cruda realtà di quelle visioni spettrali che parevano quasi vere (e che forse lo erano?).
Non sono poche le soluzioni che ho trovato in sogno: dal banalmente incredibile “intuire in sogno come saltare con due ruote sulla bicicletta, e poi la mattina dopo riuscirci”, al raggiungimento dei concetti più complessi ma al contempo elementari che solo il sogno mi può palesare, come “il mio Amore ideale”, tanto da comprendere che la strada intrapresa nella vita reale non è quella corretta: è l’accettazione di una verità nascosta inconsciamente nel giorno, ma svelata brutalmente nella notte, l’istinto che si riprende il potere sulla ragione, la passione che massacra la pacatezza, la brutale violenza della chiarezza ineluttabile che sconquassa i piani prestabiliti che noi, poveri illusi superbi, credevamo di rendere possibili incatenando con disprezzo la nostra parte animale. Il sogno apre la mente, spaventa, terrorizza, incanta, eccita, innamora, lascia che la Verità ci si palesi, dandoci forse la via per la scoperta di un senso alla vita. Sogno malefico, sogno magico, sogno incantatore, birbante, furbo, scaltro, dolce amorevole, pietoso della nostra indegna esistenza. Sogno che mi prende e mi porta via, sogno che sei l’unico a darmi risposte certe, perchè non vedo altro a cui appigliarmi che a te. Tu che sei la luce, la strada, la via per il futuro, ma se nella tua stessa essenza v’è il mio “non essere”, che fare allora? Se nel sonno io trovo la Verità assoluta, che senso ha apprenderla ed applicarla nella vita reale che ci riserva tante delusioni? Perchè non allora un lungo sonno, un sogno infinito che ci riservasse solo certezze, con il bene ed il male che ci si presentano innanzi senza maschere o coperture ingannevoli? Perchè non così?
E se invece la nostra esistenza che reputiamo reale non fosse anch’essa un nostro sogno? Se tutto fosse la finzione di un’esistenza immaginaria, un Matrix terribilmente agghiacciante? Perchè non scegliere il sonno eterno, la pace e la Certezza del vero?
La mente vola verso possibilità che fanno tremare il corpo ma illuminano lo spirito, ma la carne è debole ed il terrore dell’ignoto ci fa rimanere entro i confini del gregge. Un senso di claustrofobia esistenziale ci soffoca, e nello spasmodico gesto di trovare una boccata d’aria, chiudiamo definitivamente gli occhi ed entriamo nella Realtà dei Sogni, lasciando per qualche ora il Mondo delle Falsità.
Ed un caldo senso di realizzazione ci pervade,
mentre con un sorriso dormiamo sereni
sognando la Morte.
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