Sabato 16 Aprile 2016, ore 22.54. Vigilia del Referendum abrogativo sulle trivellazioni entro le 12 miglia
CHE COSA VUOL DIRE RESISTENZA, NEL 2016
Domani si vota, ed io sono molto preoccupato. Non per il quorum, che in cuor mio penso verrà raggiunto, nè per la scarsa affluenza che non credo sarà così scarsa da non permettere il raggiungimento della minima soglia. Io sono preoccupato, e molto, per quello che questa piccola campagna elettorale ha rivelato ai miei occhi. Innanzi a me si presenta uno scenario che non mi aspettavo, e che mi ha stupito in modo molto negativo. Io, che nonostante qualche mia eccentricità non mi reputo un completo alienato, non pensavo che fossimo così pochi e così soli noi ragazzi giovani che ci impegnamo ed abbiamo a cuore il futuro di questo Paese ed il nostro futuro. Io, sì, io credevo che sotto sotto un po’ tutti si interessassero al Bene Comune. Magari non così tanto da seguire e tesserarsi ad un partito, magari non così tanto da andare a volantinare, magari non così tanto da trovare il coraggio di dire la loro opinione. Però, il coraggio di prendere una posizione al momento giusto, al momento che la Legge e lo Stato ha deciso essere propizio, quello sì. Votare si deve, non si può. Dietro quella piccola ics, dietro quel segno di matita indelebile su un foglio di carta, c’è stata una delle più grandi tragedie della nostra umanità. Ci sono stati martiri fucilati, ci sono stati innocenti gassati, ci sono stati soldati mandati alle peggiori morti da chi aveva troppo potere e troppo poco cervello. Ci sono state persone morte nella notte sotto le bombe, donne violentate dagli invasori -e non-, bambini e giovani uccisi nei modi più crudeli: l’orrore dell’Umanità, il peggio che questa terra abbia mai veduto. Ci sono stati dolori che noi non possiamo immaginare, ma che possiamo vedere ora, in questi giorni, negli occhi di chi, proprio per la mancanza di una democrazia, è costretto a fuggire da una delle più sanguinose guerre degli ultimi 70 anni. Orrori narrati dai superstiti che a noi sembrano inventati a volte, perchè la nostra mente non è capace nemmeno di immaginare cose simili. Come posso immaginare che mia nonna fosse fidanzata, e che il suo fidanzato, il suo futuro marito, l’uomo che lei amava, partisse un giorno per la Russia senza fare mai più ritorno? Come posso immaginare che un giovanissimo nonno, ingenuamente convinto della retorica fascista, abbia passato gli anni della sua giovinezza, sei lunghissimi anni, in un campo di prigionia in Kenya? E come un mio prozio, che aveva un futuro d’oro davanti a sé, appena laureato in giurisprudenza, scegliesse la via delle montagne, rischiando con pochi compagni una sorte terribile, ma con questo mortale rischio rinunciasse a macchiarsi di crimini contro il suo popolo ed i suoi fratelli? Noi non abbiamo mai visto un caro morire al nostro fianco, non abbiamo mai sentito il calore del sangue che scorre, né gli occhi che si perdono lentamente nel nulla. Non abbiamo mai provato, in pochi attimi, l’angosciosa esperienza di vedere una persona andarsene via, per sempre, senza possibilità di tornare indietro. Viviamo in un mondo basato sul CTRL+Z , dove qualunque sia il tuo errore, lo si può rimediare. Un brutto voto? Venti modi per recuperarlo. Un esame andato male? 5 appelli a tua disposizione! Cancellare e riscrivere, riparare, ricominciare, avere tante diverse chances. Ma la vita non è così, e non è stata così per chi davvero l’ha vissuta in tutta la sua orribile profondità. E chi ha vissuto questo, egli si che sa quanto vale quella piccola ics su di un foglio di carta. Vale più di ogni altra cosa. Vale la libertà, la pace, la sicurezza di non essere un giorno schiacciati da un folle, di non dover più vedere la morte cruda a pochi passi di distanza, di non soffrire più gli orrori che solo l’Uomo può produrre. Chi ha visto l’orrore, sa. Chi ha visto l’orrore, conosce l’Uomo. E lo previene.
Kurtz.
Noi invece non siamo così, noi vissuti nella bambagia, viziati all’inverosimile, cresciuti con i paraocchi come i cavalli da traino. Noi che non abbiamo la minima idea di cosa sia il mondo, di cosa sia davvero il male e di cosa significhi distruggere il proprio spirito e la propria psiche davanti alla più profonda sofferenza che l’Uomo è capace di arrecare a sé stesso. Cincischiamo di nulla perchè noi siamo il nulla, non sappiamo cosa è la vita e non sappiamo affrontarla. Quanti incapaci immolano la loro giovinezza in anni vuoti, spesi più alle feste che sui libri, e quali libri poi! Favolette innocue, perchè la fatica è dolore. Successi facili, per una felicità assicurata. Bambagia, quintali di bambagia ove tantissimi si tuffano, per stare al caldo, coccolati, sbaciucchiati in questo grande teatro de “il Mondo è bello, il dolore non esiste, tutto andrà bene”. Un giorno poi in faccia gli si presenta la crudissima realtà, davanti alla quale non si può sfuggire: in un istante, uno soltanto, vi sarà il concepimento di quello che per il resto della vità sarà detto fallimento esistenziale. Un attimo nel quale si capirà che la vita, ahimè, è terribile. La vita è, come diceva e ripeteva un uomo tanto pericoloso quanto saggio, è un dolore, un lunghissimo dolore illuminato dall’amore e da qualche gioia. Questo, sì, questo bisogna saperlo, non si può fare a meno di prenderne atto. Perchè poi, prima o poi, lo si scopre, e sarà tardi. Ma noi siamo fatti così, generazione di drogati, assuefatti dalla falsità e dalla finzione così tanto da esserne anche noi l’espressione. Scegliamo le feste, ridiamo, beviamo e fumiamo, perchè non dobbiamo pensare, non dobbiamo, nemmeno per un attimo, aprire gli occhi e vedere il male che ci circonda ovunque. Facciamo finta che esso non esista, come ci è stato insegnato, e continuiamo… continuiamo a danzare, ebbri del nostro nulla.
Il male esiste. Il male esiste e solo con la sua conoscenza noi possiamo capire come evitarlo. Io, io non posso davvero credere che i miei parenti abbiano sofferto i mali più atroci, abbiano visto i loro affetti scomparire sotto colpi di fucile, abbiano avuto il cuore maciullato dal male della vita, e tutto questo… per nulla! Tutto questo perchè solo 70 anni dopo, ad un Referendum, un voto per cui tutti loro hanno versato lacrime e sangue più di chiunque altro, non venga raggiunto il quorum. Non ci sia non dico la totalità, nè i due terzi, ma nemmeno la metà degli aventi diritto che abbiano il rispetto ed il senso di profondissima vergogna ed umiltà nei loro confronti capaci di portarli, senza se e senza ma, all’urna, per infilare quel pezzo di carta con una croce sopra in uno scatolone di cartone. Non si tratta della posizione presa in voto, assolutamente: si tratta del rispetto per dei morti, per dei martiri e per degli eroi caduti in nome di un ideale, in nome di un sogno, in nome di quel piccolo pezzo di carta che loro non avevano mai avuto. Se questo dovesse accadere, sarebbe come defecare su tutti quei morti, sarebbe come profanare un luogo sacro, perchè il non voto è la negazione di quelle morti, è il disprezzo per l’orrore vissuto dai nostri antenati, è la dimenticanza dei tanti sacrifici che chi aveva il nostro stesso sangue ha speso per noi, solo per noi e per la nostra libertà. Per permetterci di non avere limiti al nostro agire, per permetterci di camminare per strada quando vogliamo, per permetterci di avere fede in qualsiasi cosa senza per questo essere puniti o penalizzati, per permetterci di vestirci come vogliamo, per permetterci di cantare per strada, di riunirci con i nostri simili, di essere curati se malati, di essere seguiti ed educati dalla nascita fino ad oltre la maggiore età. Permetterci di lavorare, di sposarci con chi vogliamo, davvero con chi vogliamo, e di avere figli, quanti ne desideriamo avere! Permetterci di praticare qualsiasi fede. Le nostre terre hanno visto sangue rosso scorrere lungo rivoli, hanno sentito i tonfi muti di corpi cadere al suolo, sono state perforate dai colpi del piombo. Vicinissimo a qui, c’è un monte. Un monte famoso, perchè probabilmente è il monte che ha visto più uomini morire di qualunque altro monte. Ha visto giovani vite spezzarsi sotto i proiettili di avversari che in realtà non erano che fratelli, ha visto folli comandanti, accecati dal potere smisurato che avevano, mandare all’altro mondo intere generazioni, in nome di qualche pietraia e qualche bosco abbandonato. Ha visto, pochi anni dopo, tanti giovani disperati nascondervicisi, per sfuggire ad altri giovani, accecati dall’odio e dalla follia, che li volevano uccidere nel peggiore dei modi, e che così infine fecero, senza rispetto per niente, nemmeno per la madre Natura. Ora cosa vedrà, questo monte insanguinato? Dovrà forse vedere altro sangue, a breve? Dovrà forse vedere dolore e sofferenza nei volti dei suoi inquilini? Io… temo di sì.
Ho paura, terribilmente paura per ciò che sta avvenendo nel mio mondo: l’odio un tempo inimmaginabile ora è legge, e nessuno prova a contrastarlo. Non esiste più un’energia uguale e contraria a queste degenerazioni animalesche dell’Uomo: la Ragione non controlla di più l’Istinto, e lo lascia andare… la Ragione, la cara Ragione che ci ha salvato per tanto tempo, ora… non resiste più. Cade contro il disinteresse, si accascia sotto i colpi dell’assuefazione, viene decapitata dall’estremismo. Chi ora resiste alla follia? Chi ora cerca, nel nome di chi un tempo cadde, di fare sì che tutto quel sangue, e quei respiri non siano passati invano? Pochi e confusi, pochi e confusi… siamo allora alla frutta, all’anticamera della fine. Se nessuno resiste, se nessuno onora quei morti con un semplice voto, allora siamo alla frutta. Ed è terribile in queste situazioni sentirsi così soli, così pochi, così isolati dal resto del mondo che ti sembra camminare verso un’altra direzione, o che non voglia camminare con te, ma preferisca sedersi in terra ed aspettare che qualcosa accada, aspettare che qualcuno arrivi. Quel sangue infine avrà bagnato invano la nostra terra, quei giovani saranno morti invano. Chi oggi ha la loro età, si affloscia sui divani, si acceca con le droghe, si ubriaca, non vuole né pensare né credere a nulla. Vuole solo staccare il cervello, chiudere gli occhi, ignorare il dolore che piano piano lo divora, e far finta di nulla, illudendosi. Io ho troppa paura di questi scenari. Io non dormo la notte se penso a questo. Io ho ansia, ho malessere profondo nel rendermi razionalmente conto che la nostra splendida nave imbarca acqua, che tutti ne sono a conoscenza, che tutti sanno come riparare la falla… ma nessuno ha intenzione di ripararla. Ormai è solo il panico. Cosa succederà? Io ho solo 20 anni. Non voglio spargere il mio sangue come lo fecero i miei antenati. No. Dobbiamo evitarlo. Dobbiamo lottare, in pochissimi che siamo, dobbiamo cercare di riparare quella falla, di convincere qualcuno, anche solo una persona, ad aiutarci. Finiremo tutti morti altrimenti, e forse lo finiremo comunque, ma dobbiamo, con tutto noi stessi, provare a salvarci: stringere i denti, fino alla fine, con le guance rosse e gli occhi bagnati. Dobbiamo
resistere
23.58