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Ventinovesimo post

Domenica 6 marzo 2016, ore 00:50

IL MALE INCURABILE DELL’ESTREMISMO

Mao Tse-Tung, stima di 45 milioni di morti. Josip Stalin, stima di 20 milioni di morti. Adolf Hitler: oltre i 15 milioni. Genocidio armeno dei Giovani Turchi, circa 2 milioni. E non sono guerre, non solo guerre. Parliamo di persone, circondate da ampissimi entourages, che freddamente calcolavano la morte pianificata di masse immense di popoli, con la stessa tranquillità e la certezza  di chi beve il caffè del mattino. Riflettiamo su chi progettò campi di annientamento di massa, e chi nemmeno si sforzò di questo, semplificando il proprio agire per mezzo di carestie pianificate, o di chi obbligò un popolo intero ad una marcia infinita nel deserto siriano, fino all’ultimo morto di sete.
Perchè tutto questo? Come è possibile per una persona superare i sentimenti e gli istinti di sopravvivenza animali, sino allo sterminare sistematicamente, e nei peggiori modi possibili, dei suoi simili? Nessun animale al mondo è capace di ciò che l’uomo ha più volte ripetuto negli ultimi cento anni. E forse una risposta c’è. Forse quella risposta si cela sotto i sorrisini di soddisfazione, le pacche sulle spalle, i ringraziamenti e le dimostrazioni di rispetto di piccoli gruppi di persone -man mano sempre meno piccoli- nei confronti delle idee di un unico uomo (sempre uomo, mai donna). La sensazione di potenza che dà il successo nella società, specie per chi tendenzialmente non ne ha mai avuto, e per chi null’altro ha se non quello, è qualcosa a cui difficilmente si rinuncia. Un vizio che, lentamente ma inesorabilmente, stacca dalla realtà chi ne è dipendente, aumentandone invece lo spasmodico desiderio. Approvazione, esultazioni in proprio favore, sudditi piegati ai propri piedi che confermano ed esaltano ogni nostra parola: sempre di più, con sempre più successo. Pietro Nenni definiva Mussolini, quasi 50 anni dopo, come una persona che aveva sempre avuto voglia di comandare. Comandare e di essere adulati, avere un proprio esercito di folli disperati, avanzare oltre ogni ostacolo verso il proprio disegno ideale: realizzare i propri sogni superando qualsiasi limite, umano e divino. Ragioniamoci, pensiamoci: essere così deboli da non poter vivere una vita normale, perennemente esclusi dalla società, e trovare in un disegno degenerato la propria realizzazione. Essere così persi ed abbandonati, da poter dare tutto, qualsiasi cosa, in cambio di un riscatto personale, ma non uno qualsiasi, no. Non basterebbe mai il lavoro perso a favore di quel nostro conoscente tanto invidiato, nè la donna del nostro cuore finita in moglie al nostro unico amico; a nulla la compagnia negata nel passato, inutili i soldi che non abbiamo mai avuto. No, il desiderio di un disperato è direttamente proporzionale alla sua disillusione ed al suo fallimento esistenziale: per questo, e solo per questo, l’uomo emarginato e fallito ha venduto l’anima al diavolo pur di potersi rivalere e vendicare non contro un singolo,non contro un elìte, bensì nei confronti dell’umanità intera, nei confronti del Mondo crudele e beffardo che lo ha gettato nella pattumiera ancor prima di nascere. Qualsiasi cosa, pur della rivincita.
Non si vuol credere a queste cose? Si pensi allora al lato umano di persone come Matteo Salvini, Luigi Di Maio o Alessandro Di Battista: personaggi fallimentari nella vita privata e sociale, che grazie ad escamotages di vario genere hanno raggiunto i vertici del potere, e desiderano proseguire nel loro cammino verso la soddisfazione personale ed il godimento del proprio spirito, prima persone sole ed emarginate, ora circondate da folle (reali o digitali) di persone osannanti. Cosa farebbero queste come altre persone, pur di non perdere il loro potere, la loro fama, il loro ruolo di guida che hanno tanto agognato? Farebbero qualsiasi cosa. Ed ora, ora che finalmente hanno chi li sostiene, chi li acclama, chi ciecamente li osanna, perchè mai ritrattare le loro folli convinzioni? Perchè mai piegare la loro cresta davanti a chi la pensa in modo diverso dal loro, perchè mettere in discussione le loro certezze assolute? No, mai, mai nessuno potrà eliminare le loro verità, mai nessuno potrà insinuare la serpe del dubbio fra gli interstizi delle loro biblioteche del sapere, a nessuno concederanno di togliere ciò che con così tanta fatica si sono conquistati. A qualsiasi costo, con qualsiasi mezzo. Così furono i grandi dittatori, così sono stati i gruppi terroristici degli anni di piombo, così oggi sono tutti quei ragazzi che bazzicano tra Forza Nuova, CasaPound e gli ambienti Antagonisti, Disobbedienti, Antifascisti ed Anarchici. Molti di loro sono sudditi, alcuni di loro sono piccoli galletti che soddisfano le loro mire di potere e gloria, tra uno scontro con la polizia ed un pestaggio, tra una minaccia con un coltellaccio ed una scopata, tra una risata facile in qualche tugurio chiamato “centro sociale” ed una bevuta in qualche taverna nascosta tra svastiche e saluti a braccio teso. E magari, domani, dallo scontro si passa allo sparo, dalla minaccia all’omicidio, dalla risata alla pianificazione razionale delle proprie follie.
Non giriamoci attorno, sono queste le realtà. Persone altrimenti emarginate e disperate, senza un futuro e senza un miraggio di vita, che preferiscono buttarsi nelle tenebre della corruzione interiore invece che proseguire il lento cammino verso la luce della rettitudine. Persone che oggi possono farci pena, ma che domani possono farci paura. Persone che noi, da fuori, vogliamo bollare come squilibrate, ma che sono espressione della nostra cattiva coscienza, del nostro cattivo pensare ed educare, del nostro egoismo profondo e del nostro menefreghismo verso il prossimo. Potremmo vedere un nostro amico o una nostra amica fra di loro, e probabilmente lo lasceremmo affogare in quelle follie collettive, troppo spaventati o troppo poco coraggiosi per prenderlo per mano e salvarlo, finchè siamo ancora in tempo. L’estremismo è questo, è l’antagonismo verso il sistema sociale di chi risulta incapace ad integrarvisi, di chi, per un motivo o per l’altro, è stato ed è un diverso, di chi un giorno deciderà di vendicarsi per tutto quello che ha dovuto subire. L’estremismo è un gruppo di disperati che, incapaci di sostenere sulle proprie spalle il peso di un fallimento esistenziale, si abbandonano a verità rivelate, o se le creano da sè, per avere un miraggio di salvezza, per vedere una luce di speranza quando in verità non hanno nulla, se non le tenebre. E quando qualcuno cercherà di togliere loro quelle deboli fiammelle che li illuminano nel buio delle loro esistenze, muteranno in belve abominevoli, pur di non cedere quel poco di luce che hanno. A qualsiasi, assoluto, costo.
Dunque l’estremismo non ha speranza. Dunque l’estremismo non ha senso di esistere. Dunque l’estremismo non va visto se non come una forma di follia collettiva -o meglio, follia personale ripresa da molti- con un carattere fideistico assoluto, un virus della disperazione esistenziale che coglie gli spiriti deboli, e li porta verso l’oblio della ragione e del buon senso, verso azioni che altrimenti non avrebbero mai fatto, verso posizioni disumane, verso la violenza e l’egoismo più aperto e sfrenato. L’estremismo è fallimento e disperazione, se noi teniamo a mente questa cosa, ed osserviamo con questi occhi il mondo che ci circonda, molte cose assumono un nuovo significato, molte cose prima incomprensibili ora divengono palesemente funzionali. E noi non dobbiamo dimenticarlo, non dobbiamo cadere in quel tranello, non dobbiamo farci contagiare da quel virus. Restiamo svegli, continuiamo a pensare, mettiamoci in gioco e non pensiamo, mai e poi mai, di aver capito o di avere la verità in pugno. Noi dobbiamo sempre ricordare che la verità è per noi una luce verso la quale camminare, ma che resterà sempre irraggiungibile. Noi non la possiamo possedere, e non possiamo mai raggiungerla. Ricordiamoci che siamo e sempre saremo pregni di parzialità, di conoscenze approssimate e sempre correggibili, talvolta anche completamente riscrivibili. Non leghiamoci a nulla, ma cerchiamo di vivere in modo relativo e sereno, nella serenità delle nostre vittorie come delle nostre sconfitte, dei nostri fallimenti come dei nostri piccoli sucessi. Siamo sempre grati al prossimomo, troviamo la felicità nelle piccole cose, non cerchiamo più di quello che la Sorte ci ha offerto. In una parola: accontentiamoci.
Sempre

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