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Dodicesimo post

 

Lunedì 28 Luglio 2014, 22:33

 

 

 

Tanto per cambiare, dopo un po’ di pausa, scrivo. Scrivo perché.. perché voglio la mia barba. Questo pizzo malefico è la tenuta estiva, ma la barba mi manca. Mi manca quella chioma che nascondeva il mio essere, un vestito ispido ma allo stesso tempo affascinante che celava il mio viso al mondo. Era bello, non far vedere che eri triste. Era belo, non far vedere che sorridevi. Era bello, essere dietro un paravento, nascondere la tua timidezza dietro dei ricci castano-dorati. Finirà che me la faccio ricrescere, giusto per scandire il Tempo che inesorabile mi succhia via la vita, ora che ho solo 18 anni. Hahaha, hahahahah! HA HA HA !!! Io rido, ti rido in faccia destino nefasto!! Cosa credi di celarmi, delle brutte sorprese? Altro dolore? Sognatelo! Sono una specie di epilettico? Me ne fotto! Dopo un anno e quasi quattro fottutissimi e bastardissimi mesi del cazzo questo fischio di merda mi fa cagare ancora sotto? Io me ne fotto! Mi circondo di sagome di cartone? Di “disperati” come uno di loro una sera mi ha detto? Vaffanculo! Resterò solo? La solitudine, oh, sì, quello sarebbe il tuo più grande dono, mio amato destino. Ma tu non me la darai, no. Tu mi farai amare altre donne, e mi farai soffrire di quell’amore che mi ha segnato, lo so, perché sei uno sporco fetente. Ma io rinforzarò il mio spirito con le tue ferite, ricucirò gli strappi che mi causi e ti sconfiggerò, brutto sporco figlio di puttana! Oh sì, io sono padrone di me stesso, devo solo sconfiggere le mie passioni. E non so un cazzo di filosofia, questa è solo la mia mente malata. Dio, mi attacco da solo, sono proprio un caso perso.

 

Che faccio? Oggi è stata una di quelle giornate in cui pensi che l’essere al mondo sia una grande inutilità. Pensi che potresti morire. Ma il colmo è che agli altri vaia dire il contrario, moralista del cazzo. Quei giorni in cui ti fermi a pensare, e cerchi di tuffarti nelle cose che un tempo di davano gioia, ma quando la tua mente è presa dalla passione anche la più grande dolcezza che sempre scorreva nelle tue vene in certe occasioni, ora non fa più effetto. Sparati in endovena l’informatica, ma nulla, il vuoto copre i tuoi occhi, e resta solo quell’immagine, quel viso che -coglione- non avrai mai, ma tu ormai sei entrato nel vortice e adesso ti attacchi al cazzo. Bah, inutile negarlo, io sono passionale. E non va bene, per nulla. Però la barba…

 

Lei, che ogni giorno che passa cresce e ti fa diventare una persona diversa, ma tu non te ne accorgi. Perché sei tu che cresci, con lei. Tu ogni giorno che passa plasmi quel pongo informe che è il tuo essere, lo manipoli di un millimetro per farlo diventare quello che vuoi divenire, però non te ne accorgi. CamelKing96 di ieri è diverso da quello di oggi, ma tu non te ne accorgi. C’è lei, però, che te lo ricorda. La barba. Lei cresce, e tu di giorno in giorno non vedi che sta mutando, non ti accorgi che è cresciuta, però dopo un mese sì. E se riguardi il CamelKing96 di un mese prima, ti dirai “cavolo se sei cambiato!!”, eppure non è stato istantaneo, ma graduale. E questa è la magia, e la barba è questo. Non è come i capelli, i capelli sono il tuo graduale distaccarti dalla massa, il gradual dire “io non me li taglio, io sono diverso da te e ne sono fiero”. La barba è la tua anima, è la pura anima. E’ Storia. E’ Vita. Io la amo. …forse perché sono pazzo…

 

Pazzia ah, portami via di qua! Non so nemmeno perché scrivo. Nemmeno perché mi faccio crescere barba e capelli. Nemmeno perché mi comporto così con i miei “amici”. Nemmeno perché sono passionale. Nemmeno perché mi castro. Vuol dire che non so ancora chi sono. Ma sai, io non resto a giocare nella spiaggia con chi non si pone il problema di chi è. Io scappo via, e non farò la pace con voi, ma voglio sapere chi sono. E pattinerò, oh sì, sul sottile ghiaccio del Nuovo Giorno, con la paura di cadere nelle acque gelide della morte ma con gli occhi luccicanti al sole del mattino, carichi di speranza per l’orizzonte inesplorato che vedrò in lontananza, felice di scappare lontano da tutti, prendendo un po’ di freddo e rischiando di scivolare ogni tanto, ma sulla strada giusta, la strada della Verità. Perchè deve essere così, lo so, e voglio che sia così, un giovane timido che nasconde le sue paure dietro la barba folta e i capelli lunghissimi, intabarrato con dei buffi cappotti ma sulla via della Verità, pattinando verso il sole su un infinito lago ghiacciato.

 

Ma è tutta, solo pazzia, la mia buffa follia di chi in verità sa come andranno le cose, e non sarà come spero, e non mi illuderò che il futuro sia più roseo di come deve essere -per quel poco che lo sarà-, perché così mi è stato insegnato. Mi insegnarono a non sognare, a restare sveglio ed a piangere sulla triste immagine della Realtà: il risultato è un castrato sognatore che sfoga tutto se stesso in inutili pagine di blog, un urlo al nulla per dire che esisto, che sono un puntino inconsistente, ma ci sono! Haha, è follia, è una danza folle ed un po’ ubriaca di chi alla Realtà ci tira un pugno in faccia salvo poi rendersi conto di non averle fatto nulla. Però glie l’ha tirato, ed è quello che conta nella mente di un uomo. L’aver alzato la testa, il non piegarsi. Se fossi stato ebreo (poco ci manca, ma tralasciamo), in un campo nazista, cosa avrei fatto? Avrei usato l’astuzia per sopravvivere fino all’arrivo degli alleati, o mi sarei ribellato, andando verso la morte certa, ma conservando il mio onore e consacrando la mia memoria per l’eternità? I quattro anni di ginnasio e la mia rabbia Stratos-fericamente ispirata suggerirebbero la seconda possibilità, ma nel mio Io credo che avrei finito per seguire la prima. Avrei rubato il pane ai più deboli, avrei fatto la spia al Capò per guadagnarmi la fiducia, avrei spietatamente fatto di tutto per salvare la pelle, ed una volta liberato dall’Armata Rossa, nella gioia di tutti i salvati, tra le loro danze, grida e canti, io sarei rimasto immobile, guardandoli, e rendendomi conto in un solo istante di ciò che avevo fatto.

 

Ed in un istante, uno soltanto, mi sarei tolto la vita con una rivoltella Rossa.

 

Cosa credete, che fermi il mio delirio, proprio ora che è cominciato? Hahah scordatevelo, io sono la vostra fine, il vostro incubo, non sfuggirete al mio SPAM!!! Haha spam demenziale di un disperato che ride da solo per spaventare gli altri. Figgite! Scappate via! E’ matto, non lo avete ancora capito!! E’ un folle barbone, un diseredato, senza famiglia, senza un dio, senza uno straccio di mezzo affetto! Fuggite, siete ancora in tempo, fuggite via e ballate, ebbri del vostro nulla, disperati che non siete altro! Vi odio!! Voi che ridete

 

Voi che ballate

 

Voi che sorridete

 

Voi che gioite

 

Voi che non avete ieri né domani, ma solo oggi

 

Voi che non pensate

 

Voi schiavi del Leader

 

Voi gente vuota

 

Voi senza un Dio

 

Voi senza un Ideale

 

Voi che non gridate con me

 

Voi che mi sputate mentre chiedo l’elemosina lungo le strade

 

Voi che sputate soldi

 

Voi che vi accecate dietro lo schermo di uno smartphone

 

e non vedete la bellezza che avete davanti

 

Voi persi nel nulla

 

Voi dimenticati

 

Voi dimenticanti

 

Voi che siete voi

 

Voi, la massa

 

Voi, la gioia

 

Voi, la spensieratezza

 

Voi, voi che rappresentate ciò che io non sono mai stato e mai sarò, siete l’ispirazione della mia rabbia, siete la bile nera, siete il mio odio recondito, il sangue venoso al cervello, gli occhi da assassino, il ghigno, l’animale ed il burbero che è in me!

 

Ed io, che stringo i pugni e piango in mutande nel mezzo della classe

 

Ed io che nel gioco dei gruppi vengo isolato, e la maestra mi chiede “Perchè?”

 

Ed io che resto solo

 

Ed io che cerco di essere spiritoso come mio padre ma non ci riesco

 

Ed io che fallisco e muoio di dolore nel vedere che non valgo nulla

 

Ed io che sbatto la testa davanti a chi ha tutto più di me, e mi chiedo “perché io no?”

 

Io ascolto Requiem, del mio gruppo preferito, e scrivo, e alle 23:20 qualcosa di bagnato vuole scendere dai miei occhi, ma loro sono ancora secchi, e resta solo il groppo in gola che non mi lascia parlare.

 

Ed io scrivo.

 

 

 

Ancora. Senza sapere perché, ma è più bello che giocare ad un videogioco, più bello che uscire la sera, più bello che montare computer e riparare xbox. Io brucio di dolore dentro, non c’è nulla da fare. Ma cosa vuoi che faccia? Spararmi? La Vita è questo. Sparatemi un colpo in testa voi, io non ce la faccio e non voglio. Aria.

 

Basta. Ci vorrebbe la macchina da scrivere invece che un computer, ed io ce l’ho, ma servono nastri nuovi. Li comprerò, così morirò felice scrivendo come un vero pazzo di notte, fuggito dal mondo e da chi mi teme però di nascosto va a leggere il mio blog. E poi scappa via da me. E poi torna a cercarmi, ma quando si accorge del mostro che è in me scappa di nuovo, spiandomi dietro un albero, nell’ombra, affascinato da quella bestia misteriosa che si aggira disperata per i boschi incantati della psiche, cantando ammalianti note di dolore per ciò che non avrà mai.

 

Un abbraccio.

 

Ciò che di più bello ci sia al mondo, ciò che più di qualsiasi altra cosa riempie e scalda anche il cuore più morto. L’abbraccio.

 

Baker St. Muse è bellissima. E nel frattempo ho ritrovato la Lettera 32, alle 23:40. Magari funziona ancora. Sì, funziona!!! Beh, cari uomini assetati di novità, giunti al circo delle follie della rete, vi devo dare una brutta notizia: lo spettacolo forte, ovvero il cammello pazzo, se ne va via a scrivere su carta e vi saluta. Non siete nessuno e siete tutto, ma alla fine, onestamente, non ce ne frega niente, ne a voi che a me hahaha

 

 

 

29.07.2014 00:02