Venerdì 27.06.2014 23:51
Settimo post, gran numero per uno scrittore perditempo come me. Dove ci eravamo lasciati? Ah già, l’amore. L’amore finisce, come si sa, ma se devo essere sincero, non immaginavo in questo modo. La sofferenza delle attese aveva già maciullato da tempo quel mare di emozioni che mi spingeva a scrivere, cantare e decantare la Bellezza, che fosse di lei o che fosse del mondo, sino al punto che ormai ciò che rimaneva era solo un grosso peso da rimuovere al più presto, una palla al piede che mi incatenava, tenendomi legato ad un passato che mai più sarebbe tornato -e probabilmente mai più tornerà-, nel desiderio utopico di riagguantare quegli abbracci, quelle carezze, quei caldi baci che mai prima avevo conosciuto, e che credevo potessero solo venire da lei. Un desiderio, questo, pian piano scemato nei mesi sino al più banale silenzio di sentimenti, tanto che ora, ora che quasi sono due settimane dal nostro definitivo addio, pare passato un anno. I miei ricordi, in quelle rare occasioni in cui riaffiorano (e non lo dico per spavalderia, bensì con leggera amarezza), risalgono al lontano passato, ai primi mesi, quei mesi carichi di amore e dolore, di sofferenza e goia, in un accavvallarsi continuo di bene e male, una macchina delle toture che potrebbe far invidia anche ai più ingegnosi aguzzini dei Piombi veneziani. Sono soltanto musiche lontane che mi riportano il sorriso in volto, e che non mi fanno per nulla soffrire. La sofferenza è stata prima, quando ancora dovevo perderla, perchè il nemico da affrontare era la Paura di rimanere solo. La solitudine che ho sempre tanto agognato ora si ritorceva contro di me, legandomi a lei in modo spasmodico ed irrazionale, tanto da arrivare ad oggi. Ma adesso il mio spirito vola libero, come un palloncino finalmente slegato dal suo giogo, che scappa via, lontano, ed osserva il mondo dall’alto, ridendo dei bambini che ora piangono a terra senza il loro divertimento di elio.
A cosa mi sono serviti questi sei mesi? A nulla? No. Questi, per quanto paradossale possa sembrare la mia affermazione, sono stati i sei mesi più formativi che abbia mai passato. Sei mesi in cui sono stato obbligato ad affrontare le mie paure, a mettermi in gioco e ad accettare di cambiare me stesso, a riconoscere i miei errori e a non ricaderci mai più -anche se pagando amaramente il prezzo di queste scoperte-, sei mesi di gioie e dolori, sei mesi di con-vivenza con una persona molto vicina e molto lontana da me, talvolta esagerando, plasmando o nascondendo la relatà per il solo unico scopo di averla accanto a me. Alla fine, però, la verità deve venire a galla, e con essa giunge dagli abissi del mistero che è l’amore anche la parola FINE. Non poteva che essere così, un bene per entrambi, ma sprattutto per me, perchè ho imparato moltissimo, e mai dimenticherò. Non saranno i bei ricordi a rimanermi dentro, ma gli insegnamenti di vita, le nuove istruzioni e la nuova conoscenza che mi forma, mi plasma e mi fa crescere ogni giorno.
Io ricordo perfettamente quella mattina. Ero all’asilo, appena trasferito nel mio nuovo paese,e mia madre voleva insegnarmi ad andare in bicicletta. Feci pochi metri da solo, e poi caddi sbucciandomi i gomiti, e mentre piangendo tenevo fermo il cotone sulle ferite, in quella fresca giornata di sole, mia madre mi diceva “Sbagliando si impara, ricordatelo sempre”. Io, un piccolo bambino logorroico, la tartassavo di mille domande, non riuscendo a comprendere le sue parole: mi pareva impossibile che proprio cadendo con quella vecchissima biciclettina verde fluo sarei riuscito a non cadere più. Mi pareva e mi parse impossibile per molto tempo; talvolta credetti a quel paradossale messaggio, in molti altri casi lo ingorai riducendolo ad un banale modo di dire. Solo in un occasione, e ne sono sicuro, mi convinsi definitivamente che quelle parole sono vere, e che la Verità che esse rappresentano è ciò che di più inattaccabile possa esistere a questo mondo. Il 16 giungno 2014, quando ho lasciato lei.
Ecco perchè, anche se questa sgangherata relazione probabilmente non diventerà altro che un pallido ricordo, dentro di me resterà indelebile. Non per ciò che ho provato, non per ciò che ho scoperto, non per ciò che ho passato.
Unicamente per ciò che ho imparato.
Che altro dire allora? Che l’amore è un esperienza da ripetere, assolutamente. E poi chissà, la prossima volta, ora che sono più cosciente di me stesso, saprò comportarmi nel modo giusto, eviterò gli errori commessi in passato, saprò dedicare me stesso meglio ad una persona che in cambio mi consegnerà in uno scrigno la sua Fiducia, il regalo più grande che si possa mai fare. E custodirò quello scriglio con dedizione, e lo difenderò da tutto e da tutti, e sarò un vecchio guardiano di un tesoro nascosto, e chissà per quanto tempo lo resterò. So solo che ogni secondo passato con quel tesoro fra le braccia sarà più importante di un anno passato senza di esso.
E di questo, io, ne sono certo.